L’Oratorio di San Protaso al Lorenteggio è conosciuto anche come Gesetta di Lusert, soprannome datogli da Piero Mazzarella, che negli anni ‘50 le dedicò una poesia.
Un giorno le passò acconto: era abbandonata in mezzo agli orti, nel più completo degrado.
Lo colpirono le lucertole che prendevano il sole sui suoi muri e la porta sempre aperta, per chi voleva dire una preghiera o trovarvi rifugio notturno.
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Nòtt e dì gh’è semper ‘vert a la gesa di lusert,
lì ghe prega la pòvera gent,
senza cà, senza nient
Fàmm la grazia anca a mì, che son pòver come tì,
tì t’el see che son senza pretes,
scusom tant se hoo pregaa in milanes.
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Il nuovo piano urbanistico prevedeva l’allargamento della via Lorenteggio e il Comune, diventato proprietario della chiesetta e dei terreni limitrofi, nel 1955 decise di abbatterla.
Oltre alla mobilitazione popolare un certo Ing. Ugo Weiss, forse residente nel quartiere, segnalò alla Soprintendenza ai Beni Culturali la preziosità degli affreschi medievali conservati all’interno.
La Soprintendenza sospese l’abbattimento e la chiesetta, un tempo in mezzo ai campi, si trovò in “mezzo allo spartitraffico”.
Salva, ma in stato di assoluto degrado; ci vorranno ancora decenni prima che venga sistemata.
E’ finalmente restaurata nel 1987, grazie all’interessamento di Ascoloren, col contributo di Lions Club, Cariplo e altre banche, dei commercianti della via e di semplici cittadini che le erano affezionati.
Finalmente salva? Sembrava così, ma il pericolo era ancora in agguato!
Il progetto per la realizzazione della Linea Blu della Metropolitana ne prevedeva infatti lo “smantellamento”: spostamento o demolizione poco importava agli abitanti del quartiere, che non volevano perdere la loro chiesetta.
Grazie ancora una volta all’interessamento di Ascoloren, (cui il Comune di Milano nel 1987 ha concesso l’Oratorio di San Protaso in “comodato d’uso gratuito”) e della neo costituita associazione di quartiere “Amici di San Protaso al Lorenteggio”, che ne avevano fatto richiesta da tempo, lo sorso anno è stato posto il “vincolo architettonico” da parte della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio.
M4 è stata costretta quindi a rivedere il progetto e a spostare l’area di cantiere a maggior tutela della chiesetta.